Ora innalzeremo i nostri boccali a Tuomas Holopainen, perché Tuomas Holopainen è uno di noi. Non perché il nuovo Nightwish sia un disco della madonna, ovviamente, dato che è tutt’al più definibile come la classica cacatina di mosca: a rifletterci troppo su ti fa anche ribrezzo, ma non c’è modo che tu ti accorga della sua presenza. No, Tuomas Holopainen è uno di noi perché è uno che insegue la sua passione e i suoi sogni a testa bassa, con ostentazione suicida, running through life with blindfolds just for the right to be wrong. Uno che, in termini di vendite e notorietà trasversale, poteva far diventare il suo gruppo l’unico vero erede dei vari idoli degli anni Ottanta che stanno avviandosi sempre più rapidamente verso la pensione e la morte. Arrivato ad un certo punto era un obiettivo facilissimo. Quel punto era il 2004, con l’uscita di Once, la vetta della loro notorietà: Dark Chest of Wonders, Wish I Had an Angel, Nemo, Romanticide, Ghost Love Score, tuttora i maggiori cavalli di battaglia dei Nightwish e potentissimi metodi di rimorchio nei confronti di una fetta decisamente alta di pubblico metal femminile. In quel momento Tuomas Holopainen aveva raggiunto tutto ciò che poteva desiderare, come musicista. Nominatemi un gruppo metal continentale che negli anni Duemila aveva il successo dei Nightwish. E un successo trasversale, attenzione. Oltre a esibirsi in arene decisamente grandi per un gruppo di quel genere, erano uno dei più colossali gruppi di ingresso mai esistiti nella storia del metal, molto più dei connazionali Children of Bodom, che per qualche tempo hanno incarnato la definizione stessa di gruppo di ingresso. Aveva tutto, Tuomas Holopainen. A tal punto che, nonostante tutto quello che ha razionalmente sbagliato dopo Once (spoiler: qualsiasi cosa), continua a riempire qualsiasi arena o palazzetto in cinque minuti netti.
I miei Nightwish sono quelli dei primi tre album. Adoro Wishmaster, che questo mese fa vent’anni, e ho un sacco di bei ricordi legati a quel disco. Oceanborn è fantastico, e del primo parlai qui. Già Century Child non riuscii mai ad ascoltarlo per intero, e proprio con Once decisi di metterci una pietra sopra e azzerare qualsiasi futura aspettativa. Lo dico per dovere di cronaca, non è questo il punto e giustamente non frega un cazzo a nessuno. Quello che importa è che il successo assurdo, planetario dei Nightwish li ha resi uno dei gruppi più influenti della storia del metal, in assoluto. Direte: ma hanno influenzato solo gruppi di merda. Certo, ma li hanno influenzati. E ne hanno influenzati a centinaia, migliaia, a un livello talmente profondo che la maggior parte di questi manco se ne rende conto. Tutto il symphonic metal degli anni Duemila, quella roba ributtante tra Epica, Within Temptation e porcherie simili, fino ad arrivare al power metal sinfonico in stile Sabaton e a tutta quella sentina degli orrori che costituisce il serbatoio per il Sanremetal di Traversa. Ragazzi, io spesso cazzeggio per Youtube per suggerire gruppi a Traversa, e non avete idea di quanta merda di quel genere c’è. Credetemi: non avete idea. Voi siete brave persone, ascoltate la musica decente, e se leggete Metal Skunk di sicuro non prendete sul serio neanche per un instante quella monnezza. Ma ce n’è a bizzeffe, di gruppi del genere. E senza i Nightwish questa roba semplicemente non esisterebbe.
Sia chiaro che i Nightwish sono infinitamente meglio di tutti i suddetti gruppi messi insieme, ci mancherebbe. Per una lunga serie di ragioni, tra cui il fatto che i Nightwish avevano Tarja Turunen e gli altri no. Tuomas Holopainen si è preso un cazzo di soprano a cantare, e mica un soprano qualsiasi: una tizia con una voce irriproducibile, drammatica, come un macigno da una tonnellata che ti faceva pensare ma questa che cazzo di voce ha? E non in senso positivo o negativo, eh, senza giudizi di valore: pensavi semplicemente ma che cazzo di voce è questa? Ma sul serio stanno facendo? E l’ha messa a cantare quei dischi bellissimi power metal di inizio carriera, e poi con la svolta sinfonica ne ha valorizzato tutti gli aspetti solenni e sublimi, mettendola al servizio di robe come Deep Silent Complete che, qualsiasi cosa uno possa pensarne, comunque ascoltandola dici sta roba non potrebbe farla nessun altro, e non potrebbe cantarla nessun’altra.
La cima dell’Everest. A quel punto Tuomas Holopainen avrebbe potuto fare quello che avrebbe fatto il 99% della popolazione mondiale, e cioè guardare giù, sbottonarsi i pantaloni e pisciare sulla testa di tutti quelli che stavano sotto. A questo punto però accade l’imponderabile. Tarja va via, pensa che se sono sulla vetta del mondo è merito suo, e molla il gruppo per cantare canzoncine di Natale e diventare una triste celebrità nazionalpopolare finlandese, e sparisce dalle scene. L’esistenza di Tarja Turunen, quella che poteva essere la diva suprema del metal dei successivi decenni, finisce in quel momento. Tuomas Holopainen allora che fa? Prende la cantante più insipida, svociata, senza nerbo, carisma e personalità che riesce a trovare. Tale Anette Olzon, fino a quel momento sconosciuta al di fuori del suo condominio. Tira fuori due dischetti di canzoncine stupidine che non hanno nulla della maestosa grandeur di Once, a stento tirando fuori un paio di singoli canticchiabili. Una scelta incomprensibile, e neanche minimamente paragonabile a quella fatta da Steve Harris con Blaze Bayley; perché Blaze era un gran cantante, con una storia dignitosa dietro e che avrebbe fatto dei dischi dignitosi anche dopo: il suo problema era che era inadatto ai Maiden, come del resto la grandissima parte dei cantanti del mondo. Annette Olzon no: non era proprio buona a fare un cazzo. La tipa è talmente fuori contesto che smettono di suonare Ghost Love Score dal vivo. Qualche volta però ci provano, e vi invito a controllare il risultato dai video su Youtube. Passa qualche anno, la gente continua ad affollare i concerti dei Nightwish perché sì, la tipa ingrassa, i fan continuano imperterriti a richiedere Ghost Love Score e a un certo punto Annette viene cacciata via in malo modo. Era inevitabile. Non puoi tirare troppo la corda. A questo punto Tuomas Holopainen dice senti, vaffanculo. Qual è la cantante migliore sulla piazza? Prendiamo quella: chiunque verrebbe a piedi scalzi sui cocci di vetro a cantare nei Nightwish, chiamo chi mi pare a me. E prende Floor Jansen, fisicamente un incrocio tra Brigitte Nielsen e Brock Lesnar ma con una voce della madonna capace di cantare qualsiasi cosa, persino i pezzi di Tarja Turunen in maniera più che dignitosa. Certo, non è Tarja. Nessuno lo è. Ma la valchiria col nome da detersivo per pavimenti sinceramente spacca, ed è forse la cantante migliore sul mercato. Il risultato è questo:
Prima ho detto che la vetta dei Nightwish fu Once. Forse la vera vetta fu questo monumentale concerto al Wacken, durante il tour di presentazione di Floor Jansen. Il sentimento comune è uno solo: i Nightwish sono tornati, e si riprenderanno tutto. Un concerto del genere era simbolico: sul palco grande del Wacken, il sancta sanctorum del metal continentale, tra fuoco e fiamme, davanti a ottantamila persone, con questa spuntata fuori da quel gruppo del cazzo a nome After Forever che non sbaglia una nota e si prende il palco da sola stando ferma, con quella presenza fisica da lottatrice di wrestling, e loro che rifanno mezzo Once e tutti i pezzi più amati dal pubblico. Cosa poteva andare storto? La gente è prevedibile, quindi anche Tuomas Holopainen sarà prevedibile allo stesso modo, no? Ora inizierà a fare dischi in serie, operatici e bombastici come tutti si aspettano da lui, e questi diventeranno gli Iron Maiden degli anni Dieci, degli anni Venti e chissà, se non schiattano prima pure dei Trenta.
E invece no. I passi successivi di Tuomas Holopainen sono, nell’ordine: l’ingresso nel gruppo di un tizio inglese che suona gli zufoli coi piedi; il disco solista incentrato su un concept su Zio Paperone; una roba a nome Endless Forms Most Beautiful, in cui Floor Jansen viene mortificata a cantare canzoncine gnegnegnè manco fosse Annette Olzon, appunto; e ora questo Human. :||: Nature., dischetto cretino dal nome ancor più cretino che sembra una colonna sonora in cui non si sente la chitarra, non si sente il basso, a stento si sente la batteria e soprattutto è concentrato sulla parte orchestrale relegando Floor Jansen quasi ad un angolino. Non è potente, non è bombastico, non è operatico, non è melodrammatico, non è romantico, non è niente di tutto ciò che ha reso i Nightwish la macchina da soldi che ha raggiunto la sua apoteosi in quel concerto del 2013 al Wacken. Ha pure un titolo che sembra fatto apposta per non essere scritto, come a rendere difficile pure la scrittura, oltre che l’ascolto.
Il concetto, amici del vero metal, è che a Tuomas Holopainen quella roba non piace più. Una volta lessi una definizione perfetta dei Nightwish: è come essere cullati in un letto di marshmallows sotto uno stormo di cigni che volano verso la luna piena. Quindi che non gli piaccia più è perfettamente comprensibile, visto che è maggiorenne nonché di sesso maschile. La cosa strana è che non si presti più a comporla, e che neanche ci si sforzi. A lui piacciono le colonne sonore, e vaffanculo lui compone le colonne sonore. Ad altri la fama, ad altri la rogna di comporre dischi per il solo gusto di compiacere i fan: lui fa quello che gli pare a lui, che sia il concept su Zio Paperone, il sodalizio artistico con lo zufolatore o i dischi del cazzo come Human blabla Nature. Crepassero tutti, crepasse il mondo, a me mi piacciono le colonne sonore e scrivo quel cazzo che pare a me, e lo zufolatore coi piedi lo faccio pure cantare perché a me piace così, e se non ti piace fatti il gruppo tuo. Che dire se non HAIL TUOMAS HOLOPAINEN. Metal Skunk ti sostiene pienamente e ti considera un vero modello ideale per i giovani dei nostri tempi, tutti infrociti come sono, coglionazzi dalla testa ai piedi che riescono ad ascoltare cose persino peggiori dei Nightwish, ed è complicato, mannaggia a chi vi è stramorti. Non è da tutti rinunciare alla fama mondiale, quella vera, per inseguire la propria passione; e non fa niente se la propria passione produce porcherie, non è questo il punto. Il punto è la dignità, il punto è rendere felice il sé stesso sedicenne, quello che davvero ardeva di passione e diceva voglio arrivare al punto di permettermi quello che mi pare a me, e della gente non me ne frega niente, perché la gente mi fa schifo. E allora niente più arcobaleni di marshmallows color rosa confetto, niente più stormi di cigni che cantano languidi amori di ninfe diafane sulla riva di leggiadri ruscelli, niente più unicorni al galoppo con i crini argentei che brillano al chiaro di luna. A lui piacciono le colonne sonore e continuerà a suonarle finché non gli garberà: saranno sempre meno ad ascoltarle e saranno ancora meno quelli in grado di scriverne il titolo correttamente, ma sai quanto gliene frega a lui. Kiss my ass if you don’t like me, I don’t care. Tuomas, qui a Metal Skunk magari ci faremmo sparare in un ginocchio piuttosto che ascoltare i tuoi fantastici dischi, ma ti rispettiamo come raramente abbiamo rispettato qualcuno. Tu sei l’orgoglio del te stesso sedicenne e fai ciò che tutti noi avremmo voluto fare, ma che forse non avremmo avuto il coraggio di fare. Sei infinitamente più metal tu di tutti quei gruppi che poi il metal lo suonano per davvero. Per noi quella cima dell’Everest non l’hai mai lasciata, è lì ti stagli maestoso sopra tutti quegli indegni esserucoli che schifano la tua musica e nel contempo venderebbero la propria madre per avere un decimo della fama che tu disprezzi. Persta, Tuomas, in ista ratione propositi. (barg)